Tra i temi emersi, l’urgenza di adeguare la filiera produttiva del tessile abbigliamento a parametri sostenibili ed etici. Le scelte della “Generazione Z” e non solo, si orientano sempre di più verso un consumo consapevole, di oggetti che non siano solo belli e che sappiano raccontare una storia, ma che siano garanzia di una produzione virtuosa, in sintonia con la necessità di ripulire l’ambiente dal punto di vista etico ed ecologico,  e salvaguardarlo da nuovi attacchi.

“Il tema dell’ecosostenibilità appare un concetto così gigantesco e complesso che in certi casi ci intimorisce”.

Così ha esordito Emanuele Farneti, direttore Vogue Italia e L’uomo Vogue, nel ruolo di moderatore della conferenza indetta dal presidente di Milano Unica, Ercole Botto Poala, in occasione dell’anticipazione dall’anticipazione  TENDENZE PRIMAVERA – ESTATE 2021”. L’ evento,  tenutosi alla Fabrica Orobia lo scorso 15 Ottobre,  ha visto la partecipazione di Claudia D’Arpizio, partner Bain & Company Luxury goods & fashion; di Giusy Ferrè, giornalista, scrittrice e critica di moda; di Luca Sburlati, CEO Pattern Spa e dello SPECIAL GUEST  Rankin, Fotografo, co-fondatore di Dazed and Confused e fondatore di Hanger.

Diventare sostenibili è una sfida che riguarda tutti noi. Le turbolenze possono essere vissute in modo negativo, diventando parte del problema, o in modo positivo, guardandole come opportunità. Il cambiamento porta motivazione e questo è un momento molto stimolante di profonda innovazione e di nuovi scenari. Affrontare il cambiamento epocale in atto, comporta una serie di analisi e di ipotesi per poter individuare degli approcci che permettano di cavalcare l’onda della trasformazione sul medio-lungo periodo. Claudia D’Arpizio ha proposto un’analisi delle “driving forces” (forze motrici) che caratterizzano il mutamento:

TEMA DEMOGRAFICO

Per la prima volta nella storia, troviamo 5 generazioni di consumatori attivi, con quote di mercato significative. Fatta salva l’importanza dei giovani – Millenials e Generazione Z – anche le persone più anziane – Gen X ; Baby Boomer; Silent Gen – sono attori partecipi sia nei consumi che nella vita attiva, lavorativa e del tempo libero. Cinque generazioni in fasi di vita diverse, con gusti ed esigenze conseguenti. Consumatori non solamente occidentali ma, anzi, che provengono dagli ex paesi emergenti d’oriente con notevole disponibilità di capitali.

TECNOLOGIA

Lo sviluppo esponenziale della tecnologia ha impattato su tutte e 5 le generazioni. Se infatti non stupisce l’adozione di smartphone, tablet e l’uso dei social da parte dei giovani, risulta molto interessante osservare come il digitale abbia cambiato il modo di relazionarsi  e di consumare dei meno giovani. Da uno studio è emerso che gli over 70 passano buona parte del loro tempo online.

MILLENIALS SOTTOSEGMENTI

All’interno di questa generazione si individuano diverse sotto-culture emergenti che stanno diventando main stream. Per la moda,  in particolare,  i C-millenials (Cina) e gli M-millenials (Musulmani) che costituiscono una enorme forza d’acquisto. Questa capacità di spesa gigantesca con gusti molto particolari, comporta la necessità di una inclusività di queste “culture emergenti” che non devono più essere trattate come minoranze poiché sono diventate delle maggioranze a tutti gli effetti.

ATTENZIONE PER L’AMBIENTE

Anche la comunità ambientalista è una sub-cultura che sta diventando main-stream. Partita da pochi attivisti ecologisti, dai vegani, dagli animalisti, oggi è diventato un movimento globale. Ogni giorno, viene deforestata una superficie grande come il Bangladesh e viene incenerito l’equivalente di un Empire State Building e mezzo di abbigliamento.  Se non si farà niente, nel 2050, in mare ci sarà più plastica che pesce, in termini di peso. Inoltre, 5 miliardi di persone saranno senza acqua.

RUOLO DELLA DONNA

Quarta wave del femminismo. Il tema della diversità e dell’inclusione della donna è ben distante dalla risoluzione. Anzi, si sta esacerbando sia in Occidente che negli altri paesi del mondo. Mentre le donne rivendicano una parità non più fine a se stessa, ma una parità di ruoli in tutti gli ambiti. Le donne hanno superato il momento del “Body I have”, il corpo che ho, cercando di migliorarlo e modificarlo in qualcosa di irreale.  Oggi si parla di “The body I am”, il corpo che sono. Un corpo e un’anima. Le donne sono diventate più indulgenti con le loro forme e le loro cicatrici. Per la prima volta questa battaglia include gli uomini. E’ una battaglia che si vince tutti insieme. Un’opportunità di business gigantesca. Un bisogno non ancora corrisposto. Ci sono marchi che grazie alla conversazione instaurata su questo tema, con il loro target di mercato, stanno costruendo degli imperi. (Vedi Houda beauty). Un tema molto sentito soprattutto  dalla Generazione Z.

HIGH TECH – HIGH HUMAN

What if… Il 60/70% delle vendite di abbigliamento avvenisse online? Oggi è circa il 20%. Ci sono 4 milioni di negozi che vendono abbigliamento nel mondo. Significherebbe la chiusura di 2-3 milioni di negozi che vendono abbigliamento nel mondo, di tutte le fasce di prezzo. Che cosa diventerebbero i nostri centri città che sono delle agorà sociali, grazie anche ai negozi? Tema dibattuto anche dagli architetti che si domandano che ruolo assumeranno i centri città se il ruolo dello shopping verrà meno. Cosa che sta accadendo inesorabilmente. I negozi del futuro dovranno avere un ruolo diverso dalla vendita nuda e cruda. Dovranno essere un punto di contatto esperienziale con il consumatore. Ci si aspetta una progressiva automazione del back of house e progressiva umanizzazione del front office. Alcuni brand stanno assumendo personale di negozio con formazioni umanistiche che sappiano intrattenere una conversazione culturale con il cliente.