La Trinacria emblema della Sicilia

Non è un caso quello di aver  inserito  la Trinacria, un simbolo magico antichissimo, emblema della Sicilia,  nel logo di Eretikos Iki.

Sicilia la bella,  che strega con il suo fascino dalle innumerevoli sfaccettature.  Terra di eccellenze,  che ha sempre avuto un ruolo notevole  nella storia e nella cultura!

L’avvicendarsi di numerose civiltà, ha lasciato testimonianze architettoniche, artistiche e culturali che fanno della Sicilia una terra privilegiata, dove la storia si può ripercorrere attraverso i numerosi segni che hanno resistito al passare del tempo, arrivando fino a noi.

Ed ecco che troviamo le tracce degli Elimi  ad Erice e Segesta. La leggenda, li vuole provenienti da Troia, sopravvissuti allo sterminio dei Greci e quindi consanguinei dei Romani, discendenti da Enea. Fu questa, la ragione per cui,  le due città, vennero risparmiate durante la colonizzazione romana della Sicilia, ricevendo un trattamento da città sorelle.

A Segesta, di notevole bellezza, il tempio dorico e il teatro greco.

La Storia di Erice, più articolata, ha lasciato impronte che vanno dalle Mura Ciclopiche del periodo elimo-fenicio-punico – VIII/VII secolo a.C., al Castello di Venere, normanno del XII/XIII sec., costruito sui resti del tempio romano di Venere Erycina. Troviamo, poi,  il quartiere spagnolo, il castello dei Pepoli del XIX sec., il duomo dell’Assunta, oltre a numerosi altri monumenti, chiese e palazzi che fanno di Erice un membro onorario dei “Borghi più belli d’Italia”

Fenici e Greci

Fenici

La cultura fenicia è testimoniata dai resti ritrovati sull’isola di Mozia, situata nel bellissimo stagnone di Marsala.

Greci

Le testimonianze greche, disseminate in tutta l’isola, risultano particolarmente notevoli e affascinanti a Selinunte,  con i templi dorici ed il bel museo.

Ad Agrigento,  la valle dei templi,   in stile dorico, affacciata sul blu del mediterraneo, incanta, trasportando il visitatore in un viaggio di circa 2.600 anni a ritroso nel tempo.

Siracusa, con il suo meraviglioso teatro greco, da cui la vista spazia  a perdita d’occhio fino al mare. La impressionante “latomia del paradiso”, nella quale si trova il famoso orecchio di Dionisio.  Il Duomo, in cui lo stile dorico sposa il normanno e si arrichisce del barocco, non lascia indifferente nemmeno il viaggiatore più esigente.

Taormina, sulla bocca di tutti in seguito al G7 dello scorso Maggio, fu la prima colonia greca in Sicilia con Naxos. Il teatro antico, di fondazione ellenistica, tuttavia,  si presenta, oggi, di impianto tipicamente romano.

Arte Romana

In tutta l’isola, vi sono resti di teatri ed impianti romani, nonostante la storia della Sicilia sia stata piuttosto travagliata, durante la dominazione romana, conoscendo anche momenti di depressione e degrado.

Tuttavia, a Piazza Armerina, la Villa del Casale, ci offre un esempio magistrale di arte romana,  sia per l’architettura che per i meravigliosi mosaici delle pavimentazioni.

Risalente ad un periodo che va dal 320 al 370, circa, dal 1997 fa parte dei Patrimoni dell’umanità UNESCO.

L’incantevole Palermo

La straordinaria Palermo, vanta una storia plurimillenaria e ha avuto un ruolo importante nelle vicende del Mediterraneo e dell’Europa.

Fondata dai Fenici tra il VII e il VI secolo a.C. venne conquistata nel 254 a.C. dai Romani e divenne il principale centro dell’isola, anche se Siracusa rimase capoluogo amministrativo.

Conquistata dai Vandali nel 429,  conobbe il dominio bizantino nel 536 e venne, in seguito,  conquistata dai Saraceni nell’831.

Successivamente,  con l’avvento dei Normanni,  Palermo fu la città di incoronazione dei re di Sicilia.

Questo succedersi di civiltà e costumi differenti, ha prodotto un notevole patrimonio artistico e architettonico che fa di Palermo un gioiello culturale ed estetico.

Il circuito arabo-normanno di Palermo, con i suoi beni monumentali situati in città e le cattedrali di Cefalù e Monreale,  nel 2015,  è stato dichiarato Patrimonio dell’umanità, dall’Unesco.

Molti edifici tra chiese e palazzi della città,  sono, inoltre, monumenti nazionali italiani.

Il Barocco Siciliano

Il barocco siciliano si differenzia dal barocco italiano ed europeo. I colori, le forme, la plasticità e il movimento delle linee, lo rendono particolare. La persistenza delle tradizioni architettoniche derivate dalle antiche dominazioni,  e l’ influenza stilistica spagnola, ne fanno un esempio unico nel suo genere.

Già avviatosi prima del grande terremoto del 1693, che distrusse la val di Noto, con Catania e molte altre località, dopo il sisma, conobbe un febbrile sviluppo, grazie alla nobiltà siciliana, massicciamente presente sul territorio.

I palazzi nobiliari, colpisono per le balconate sostenute da mascheroni e putti, spesso accompagnate da complicate balaustre in ferro battuto.

Le facciate dei palazzi e delle chiese, sono rese più interessanti da inferriate bombate verso il basso, poste a guardia delle finestre.  Questo tipo di grata  è  chiamata  “gelosia”, perchè, a quel tempo,  le giovani destinate al convento, potevano talvolta vedere  il proprio innamorato,  sfortunatamente al braccio di un’altra sposa, provando una forte gelosia,  solamente da dietro quelle speciali protezioni da cui non potevano essere viste.

Scalinate scenografiche abbelliscono gli ingressi di palazzi e chiese,  che esibiscono, in molti casi, una geometria complessa, concava o convessa.

Il campanile delle chiese viene inglobato nella facciata, frequentemente al centro, sopra il timpano, con le campane visibili, ognuna sotto il proprio arco. Alcune facciate di chiese con molte campane, diventano molto alte e assumono una forma piramidale, modellata ricercatamente. Gli interni delle chiese sono ricchi di marmi policromi intarsiati, nella pavimentazione e nei rivestimenti delle pareti.

Notevole è la presenza di decorazioni del periodo normanno.

Il bugnato arricchito da decorazioni scolpite di foglie, squame, dolci e, soprattutto, conchiglie, diventa  il “leitmotiv” del barocco siciliano.

Famosi esempi, sono le città di Noto, Catania, Ragusa, Modica, Scicli, Militello e Ispica con Palermo e Messina.

Se vi capita di trovarvi in Sicilia a Maggio, non perdetevi l’infiorata di Noto, che insieme a quella di Genzano, raggiunge livelli altissimi. La prossima edizione del 2018, sarà dedicata alla Cina.

Storie e Leggende

Camminando, qua e là per la Sicilia, potrà capitarvi di imbattervi in un cantastorie che vi narrerà di saghe antiche.

Una delle mie preferite, è la leggenda della “Testa di Moro” o degli “Amanti Decapitati”.

La leggenda della “Testa di Moro”

Si narra che, attorno all’anno 1100, in un quartiere di Palermo, oggi chiamato la Kalsa, vivesse una bellissima fanciulla, dall’incarnato pallido e dalle guance rosee come un fiore di pesco al massimo del suo splendore, con bellissimi occhi celesti come il golfo di Palermo.

La giovane viveva in solitaria armonia, occupandosi delle splendide piante del suo balcone.

Un giorno, mentre la fanciulla era intenta ad annaffiare amorevolmente i suoi fiori, un giovane saraceno, passando sotto al suo balcone, incrociò lo sguardo di lei e fu incantato da tanta profonda bellezza.

Fu preso da un tale slancio amoroso che, senza indugio, entrò nella casa della ragazza e le decantò il suo amore. La bella, colpita da tanto ardito sentimento, cedette alle suadenti carezze del giovane saraceno.

La dolcezza di tanto amore, nascondeva, malauguratamente, una grande insidia. Ad attendere il giovane Moro, in Oriente, vi erano moglie e figli.

Quando la giovane apprese che il suo amato l’avrebbe abbandonata per far ritorno alla sua casa d’origine e alla sua famiglia, fu colta da una sgomenta disperazione. Architettò, così, la sua vendetta, cogliendo  il bell’amante nel momento di massima vulnerabilità. Durante il sonno profondo,  seguito ai giochi d’amore, la giovane lo decapitò.

Dalla bella testa dell’amato, ricavò un vaso e ci piantò un seme di basilico, simbolo di regalità e spiritualità.  Pose la testa di colui che così tanto caro le era, sul balcone e se ne prese cura amorevolmente. Ogni giorno, annaffiava la piantina di basilico con le sue lacrime. La pianta, ricambiava l’amore della fanciulla, crescendo così rigogliosa da fare invidia a tutti i vicini,  che si fecero produrre dei vasi a forma di testa di moro, nei quali piantarono il basilico anch’essi.

La leggenda degli “Amanti decapitati”

Un’altra versione della leggenda, narra, invece, che la bella giovane fosse di nobile casato, e fosse innamorata di un saraceno di umili origini.

La storia d’amore, venne scoperta dalla famiglia di lei, che punì i giovani amanti, decapitandoli entrambi e mettendone in mostra le teste, come monito per tutte le altre fanciulle.

Per questo, ancora oggi, sui balconi e nei giardini siciliani,  si vedono i vasi a forma di teste,  in coppia, in ricordo ed onore dei due sfortunati amanti.

Se andrete a Caltagirone, ne troverete di ogni dimensione e foggia, in vendita nei rinomati negozi di ceramiche.

 

Ed eccoci alla fine di questo breve viaggio tra le bellezze di una terra eccellente, in ogni senso.

 

Ritorneremo in Sicilia alla scoperta della sapiente artigianalità e della cucina, tra le meraviglie mozzafiato di questa regione ricca di promesse e di sorprese…